MIO CUGGINO PACMAN


Utilizzo internet regolarmente da nove anni, e da allora noto un fatto preoccupante: che internet, nel suo aspetto di veicolatore di notizie, ha preso il posto della televisione e di altri mezzi di comunicazione di massa nell'azzerare il senso critico di non pochi individui. In altri termini, prima c'era chi credeva a un fatto senza preoccuparsi dell'attendibilità della fonte, perché lo leggeva sul giornale o lo vedeva alla televisione. Oggi la stessa cosa accade con internet. Quando dico questo non mi riferisco soltanto alle fastidiosissime catene di sant'Antonio che infestano le nostre caselle di posta elettronica.

Chi di noi per esempio non ha mai, neanche una volta, ricevuto l'appello di George Arlington per la salvezza di sua figlia, bufala inventata di sana pianta, o quello per salvare la foresta amazzonica - cattiva interpretazione della notizia di un disegno di legge depositato al parlamento brasiliano nel 1994 e peraltro ritirato subito - o autentiche truffe, come quella dell'imbroglione russo Valentin? Non sono soltanto inutili e irritanti, ma anche dannose, perché alimentano l'idea malsana che tutto ciò che ci arriva via e-mail debba essere vero non in sé, ma soltanto per il modo in cui ci arriva. Possibile che quasi nessuno si prenda la briga, prima di inoltrare un appello del genere, di verificare se è reale, evitando così di far perdere tempo a sé e agli altri?

A parte ciò, ritengo che sia ancora più grave il prendere e far circolare determinate affermazioni non solo slegandole dal loro contesto e svuotandole del loro significato, riducendole a banali formulette - malcostume di cui ho discusso tempo fa -, ma senza verificarne l'effettiva consistenza. Si finisce cioè per propagandare la menzogna, o, nel migliore dei casi, per prendere sul serio qualcosa che non ha alcuna pretesa di esserlo.

Nel dire questo penso a una frase che ho visto, in questi anni, circolare spesso su blog, o come citazione in calce a interventi su alcuni forum, e persino ripresa dall'editoria - in un servizio della, da tempo defunta, rivista PC Zeta:

pacman
"If Pacman had affected us as kids
we'd be running around in dark rooms,
munching pills and listening to repetitive music."

Letteralmente: Se Pacman ci avesse influenzato da ragazzi ora staremmo correndo attraverso stanze buie, mangiando pillole e ascoltando musica ripetitiva (traduzione mia; circolano diverse varianti della versione italiana, che aggiungono, ad esempio, "Non è vero che i videogiochi influenzano i bambini" all'inizio, "saltellando" invece di "correndo", o specificando "musica elettronica"). Questa frase viene attribuita a tale Kristian Wilson, o Cristian William, che sarebbe stato presidente del consiglio d'amministrazione della Nintendo e l'avrebbe pronunciata nel 1989. L'intento sarebbe di dimostrare in maniera umoristica o ironica, a seconda dei casi, che il boom della techno e dell'abuso di droghe sintetiche sarebbe da imputare all'influenza dei videogiochi - o piuttosto, prendersi gioco di coloro che sostengono una cosa del genere.

Peccato che Wilson/William non sia mai esistito. A capo della Nintendo in quel periodo era Hiroshi Yamauchi, colui che ha guidato l'azienda dal 1949 al 2002, trasformandola da una piccola realtà locale in una multinazionale dell'intrattenimento. Tutto è partito da una battuta del comico inglese Marcus Brigstocke, sfuggita al suo controllo e trasformatasi in un ottimo esempio di come folle di gente siano disposte a credere e a diffondere il falso solo perché sembra "simpatico" e viene trasmesso via internet.

brigstocke
"It is my joke. I wrote it,
then I took the rest of the day off as I was so chuffed with it.
I am gutted that it has been claimed
and passed around by so many people."
(È una mia battuta. L'ho scritta,
poi ho passato il resto della giornata in libertà
perché ne ero davvero soddisfatto.
Mi rattrista che così tanta gente se ne sia
impossessata e l'abbia messa in giro.)

Stando così le cose, non resta che meditare e cercare di essere più accorti quando si ha a che fare con citazioni e notizie di dubbia provenienza. Magari ascoltando quei geniacci degli Elii, che su bufale e leggende metropolitane varie hanno costruito uno dei loro pezzi (e uno dei loro video) più memorabili.